Pochi capi di abbigliamento si possono dire davvero immortali, iconici, evergreen. E soprattutto, pochi capi vantano un immaginario tanto esteso e un nome immediatamente riconoscibile, che ognuno di noi sa associare ad una figura ben precisa. Il trench sì: il capospalla impermeabile più famoso fa capolino ad ogni cambio di stagione, perché nessuna giacca è tanto perfetta per affrontare il clima imprevedibile del passaggio dall’estate all’autunno, quando le temperature sono ancora miti, ma arrivano improvvisi rovesci di pioggia, le giornate sono calde, ma le serate fresche. Con l’avvicinarsi del mese ottobre tirare fuori dal guardaroba il proprio trench è imperativo, e magari anche acquistarne uno nuovo di zecca per affrontare i cambi di stagione futuri (sì, perché un trench di buona fattura può durare davvero molti anni).
Non è solo la praticità a renderlo indispensabile: il trench è un capospalla stilisticamente intramontabile, sempre elegante eppure informale, un classico che si porta egregiamente su outfit ultra femminili così come quelli più androgini, su quelli formali e quelli rilassati. Ha un’anima sportiva, ma non rifugge il mondo classico. Perfetto se dall’orlo spuntano delle decolleté con tacco 12, ma anche un paio sneakers. Questo capo sposa la versatilità come poche giacche sanno fare.
Una storia particolare
Eppure tanto coefficiente stilistico gli è stato conferito con il passare degli anni, perché la sua origine è tutt’altro che glamour. Il suo nome originale infatti, trench coat, significa ‘cappotto da trincea’: era esattamente questo il suo ruolo, essere una giacca militare. Nato come protezione per i soldati impegnati nel primo conflitto mondiale (i primi modelli sul mercato furono quelli di Aquascutum, ma fu poi Burberry a decretarne il successo mondiale), era progettato in modo da assicurare impermeabilità e protezione ai soldati, ma anche una discreta libertà di movimento. Il tessuto era solitamente gabardine, un tipo di orditura compatta e molto densa del filato di cotone. Ogni suo dettaglio, ogni elemento era pensato per garantire la praticità.
Tutto aveva un senso nel trench originale: il doppiopetto dava protezione, la falda sul pettorale permetteva alla pioggia di scorrere evitando infiltrazioni dal collo, quella sulle scapole faceva scivolare l’umidità senza che venisse a contatto con il tessuto sulla schiena. La manica raglan, unita al corpetto dalla cucitura obliqua, consentiva ampi movimenti delle braccia così come gli spacchi laterali li consentivano alle gambe e, allo stesso tempo, rendevano facile mettere le mani in tasca. Ancora, le spalline davano la possibilità di apporre le mostrine, mentre la cintura si poteva utilizzare per appendere accessori.
Queste caratteristiche ancora oggi contraddistinguono un trench ‘puro’. Ma naturalmente nel suo passaggio dal mondo militare a quello delle passerelle alcuni dettagli hanno lasciato posto ad altri, e alcuni connotati sono stati smussati in favore dello stile. È stato il mondo del cinema a rendere famoso il trench anche al di fuori della vita militare. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale (che lo vide in dotazione a diversi eserciti) l’iconico impermeabile rimase aggrappato all’immaginario stilistico maschile, rappresentato in molte pellicole dell’epoca. Lo si vede indossare da Humphrey Bogart in ‘Casablanca’, da Peter Sellers ne ‘La Pantera Rosa’, per fare solo due esempi tra i più celebri.
Il passaggio al mondo femminile è breve, e avviene sempre nel mondo del cinema. Una delle prime dive ad indossarlo fu Marlene Dietrich, che aveva una predilezione per gli outfit androgini. Un po’ alla volta, compare addosso a molte altre dive, fino a rimanere per sempre, indelebilmente scolpito nell’immaginario collettivo grazie a Audrey Hepburn che lo sfoggia in ‘Colazione da Tiffany’.
Mentre il cinema lo rendeva immortale, la moda cominciava a farlo suo, rielaborandolo, modernizzandolo, alleggerendolo, modificandolo in base ai tempi correnti. Tuttavia, ancora oggi perché un capospalla si chiami trench deve garantire la presenza di almeno due o tre dei suo dettagli imprescindibili, come la cintura in vita, la sagoma iconica, il collo.
Il trench oggi
Se amate l’iconografia classica del trench, il color khaki e il sabbia sono le tinte su cui puntare, classiche ed eternamente riconoscibili. Ma non mancano elaborazioni in chiave contemporanea che lo vestono di bianco, di rosa, di azzurro, di nero in versione laccata, per meglio adattarsi alle tendenze stagionali, e per dare un tocco personale ad un capo tanto classico. Anche la lunghezza è cambiata: l’ideale rimane il trench il cui orlo arriva appena sotto il ginocchio, ma non mancano versioni corte (a metà coscia) in stile spolverino, o extra-lunghe, come da tendenze degli ultimi inverni.
Infine: come si abbina? Come accennato, letteralmente con tutto. Non c’è problema con alcun tipo di pantalone, anche se sui modelli a sigaretta o skinny da il meglio di sé, e con l’aggiunta di una semplice blusa offre un connubio perfetto per il back-to-office. Anche sulle gonne si sposa alla perfezione, sia strette che ampie. Inoltre, la silhouette contemporanea, comoda e spesso oversize, ne ha sdoganato anche l’abbinamento con i capi voluminosi, ai quali il trench si adatta senza timore.