Un nuovo trattamento sta spopolando nell’universo skincare: si tratta dello skin gritting, metodica che mira a purificare la pelle del viso liberandola da impurità e punti neri. “Lo skin gritting utilizza un olio detergente e una maschera all’argilla purificante per pulire la pelle a fondo”, spiega la Dott.ssa Elisabetta Fabiani, specialista in Chirurgia Generale ed esperta in Medicina estetica e del Benessere. Il trattamento si articola in più fasi: “Si inizia dalla detersione e, dopo un’accurata rimozione del trucco, si procede con un massaggio di circa 15 minuti con un olio detergente seguito dall’applicazione di una maschera all’argilla. Infine si risciacqua la pelle e si applica una crema lenitiva ed eventualmente anche la protezione solare”, spiega l’esperta.
Un must sono gli oli coreani: “In particolare l’olio di jojoba i cui componenti sono molto simili agli oli presenti nella pelle e, in generale, gli oli leggeri e facilmente assorbibili, non comedogenici, come gli oli minerali e l’olio di girasole, ricco di sostanze antiossidanti. Lo skin gritting lavora con una duplice azione: meccanica – grazie al massaggio – e chimica, dato che si utilizzano prodotti oleosi che legano chimicamente impurità e sebo. Il massaggio con l’olio detergente aiuta a liberare i pori da sebo in eccesso, cellule morte e impurità mentre la successiva applicazione della maschera all’argilla asciuga il tessuto e permette di sbarazzarsi di tutto ciò che è stato rimosso dall’olio”, evidenzia la professionista.
Questo trattamento è divenuto molto virale, soprattutto grazie all’eco dei social ma è davvero così efficace? “Oggi non ci sono dimostrazioni dell’effettiva rimozione dei punti neri con tale metodica – molto dipende dallo spessore dell’epidermide e dalla profondità degli inestetismi – mentre è sicuramente efficace nel lavorare in superficie ma anche sui filamenti sebacei, considerati però fisiologici essendo una caratteristica della pelle a tendenza seborroica e comunque meno antiestetici dei punti neri veri e propri”, spiega la specialista.
Attenzione però perché lo skin gritting non è adatto a tutti: “Questa procedura risulta utile se eseguita saltuariamente sulla pelle seborroica e con tendenza acneica per la sua azione purificatrice, la rimozione dei comedoni superficiali e delle impurità che vengono intrappolate nello stato corneo. La pratica non comporta azioni meccaniche eccessivamente traumatiche sulla pelle, come per esempio quando si ‘schiacciano’ i punti neri. È bene stare molto attenti a valutare l’indicazione di questo trattamento e consultare sempre uno specialista perché esistono tipologie di pelle che potrebbero sembrare adatte allo skin gritting ma in realtà non lo sono, come succede per la pelle asfittica che, nonostante sia a tendenza seborroica, contemporaneamente sviluppa alcuni aspetti tipici della pelle secca e sensibile. Non è invece adatto per le pelli delicate, chi soffre di iperattività cutanea o è affetto da patologie dermatologiche quali la rosacea, l’eczema, le dermatiti in generale e anche nelle forme di acne in fase attiva dove a prevalere è l’attività infiammatoria”, conclude la Dott.ssa Fabiani.