È un accessorio che può davvero vantare l’appartenenza al mondo dei classici della moda, degli evergreen, di quei pezzi inossidabili e immediatamente riconoscibili. Sempre eleganti, sempre perfetti, sempre consoni. Eppure il mocassino ha anche la peculiare capacità di sposare le tendenze, rimanendo immutato in alcuni dettagli ma sapendosi adattare alle esigenze di ogni epoca stilistica.
Negli ultimi anni per esempio, lo abbiamo visto assumere i connotati delle cosiddette friulane, ultra flat, colorate e super chic, o dei modelli ‘slippers’, che ricordano le babbucce. Nato e portato in auge dalla moda maschile, divenuto calzatura emblematica di uno stile casual-chic, borghese, formale ma rilassato, il mocassino si è conquistato un posto nel guardaroba femminile da relativamente poco tempo, eppure è proprio qui che sta espandendo le sue potenzialità stilistiche.
Il mocassino ha origine in un mondo tutt’altro che borghese o chic: i suoi antenati erano infatti le calzature dei nativi americani, realizzate con una semplice fettuccia di pelle morbida avvolta attorno al piede, con una suola flessibile alla base. Anche presso gli Inuit e i Sami della Lapponia si utilizzava una calzatura simile, che possiamo definire un’antesignana dei mocassini, opportunamente imbottita di pelliccia. Si dice che i caseari norvegesi ne presero in prestito il modello adattandolo alle proprie esigenze, e che un’azienda manifatturiera del paese ne brevettò negli anni ’30 una versione ancora oggi conosciuta come Aurland Shoes. Tuttavia, secondo qualcuno un’azienda londinese aveva elaborato il mocassino già nel il secolo precedente, come calzatura per la nobiltà. Un’altra versione della genesi dei mocassini ne indica l’origine americana, attribuendola alla famiglia Spaulding, che li produceva nel New Hampshire.
Insomma, storia, costume, geografia si intersecano nella timeline del mocassino, che negli anni ’30 ebbe un importante exploit mediatico dopo che apparve ai piedi di Fred Astaire. Negli anni ’50 queste scarpe vennero adottate dagli studenti americani dei college, e in particolare dai membri delle più elitarie, assumendo così quel carattere borghese-chic e un po’ preppy che le accompagnerà per sempre. In lingua anglosassone i mocassini si chiamano penny loafers, proprio perché, si narra, gli studenti usavano inserire una moneta (penny) sulla mascherina frontale della calzatura – una sorta di reminder del loro status symbol.
Negli ultimi cinquanta, sessant’anni i mocassini sono rimasti sempre sulla cresta dell’onda, magari con qualche fase di minore gloria, ma certamente mai messi da parte, specialmente grazie all’appeal ben specifico che esercitano, legato ad uno stile chic ma rilassato.
I modelli ‘da barca’, con la suola morbida e i gommini antiscivolo, sono diventati emblema di un marchio iconico come Tod’s, che ha fatto del mocassino il proprio pezzo cult, reinterpretandolo in mille fogge e colori. Ma per la vita di tutti i giorni, da abbinare ad un pantalone a sigaretta o un modello cropped, niente di meglio del classico mocassino, con tacco basso, classico e raffinato, magari a punta per un tocco più contemporaneo. Chi ha voglia di osare può sperimentare la versione colorata, magari rossa, audace ma tremendamente chic, perfetta da abbinare a un total look nero o a un semplice jeans, come quelle proposte da Santoni o da Sergio Rossi.
Negli ultimi anni, complice il ritorno dello stile ‘nineties e l’amore per le canzature chuncky, grosse, il mocassino è riuscito a ‘svecchiarsi’ incorporando alla sua silhouette una suola grossa e spessa (non di rado platform), per abbinarsi a pantaloni a palazzo, modelli ampi e cropped, gonne lunghe e gonne mini. Li troviamo tra le proposte Camper ad esempio, brand sempre al passo con le tendenze di design più cool ma easy, facili da indossare. Anche i modelli classici, fini e dal tacco basso, stanno assumendo una nota stravagante grazie ad applicazioni e catenelle al posto della classica mascherina.