Dopo anni di modelli ampi e morbidi, dal ‘mom’ al ‘boyfriend’, passando per i modelli a palazzo e culotte, i pantaloni tornano ad assottigliarsi e a strutturarsi. No, non si tratta di un ritorno ai modelli skinny (mai del tutto spariti), ma di un tipo di pantalone protagonista in quell’epoca oggi tornata ad essere punto di riferimento per la bellezza e la moda, gli anni ’90, e un altro che era iconico negli anni ’70. Si tratta dei modelli ‘bootcut’ e ‘flared’, ovvero pantaloni dal taglio svasato, che si ampliano dal ginocchio in giù, che tornano – con le dovute variazioni sul tema – e modificano radicalmente la silhouette di questo autunno inverno.
Il ritorno del bootcut
Il modello bootcut ha una forma molto caratteristica rispetto ai modelli andati di moda sino ad oggi. Aderente (ma non stretto) sulla coscia, può essere a vita alta o bassa, ma non si transige sulla svasatura, leggera, che lo caratterizza all’altezza del polpaccio. La sua forma è una grande alleata della silhouette, perché slancia e bilancia la figura, specialmente se associato ad una scarpa con un tacco medio-alto. In origine è un tipo di pantalone, nello specifico di jeans, pensato per essere portato con gli stivali (da qui deriva il suo nome composto dalle parole ‘boot, stivale e ‘cut’, taglio), ma l’evoluzione della moda lo ha visto associarsi a qualsiasi tipo di calzatura.
Negli anni ’90 si portava con la caviglia piuttosto larga e lunga, che spesso arrivava a coprire la scarpa. Nello streetstyle, arrivava addirittura a sfiorare il suolo con l’orlo (consumando i pantaloni a lungo andare). Oggi il modo di indossarlo è cambiato, e non solo lascia ben vedere la scarpa, ma spesso si accorcia sulla caviglia cavalcando l’onda del ‘cropped’, molto in voga negli ultimi anni.
Questa soluzione è particolarmente stilosa se associata ad un sandalo col tacco, ma anche con un ankle boot, sempre con tacco, o un paio di Chelsie boots per un’allure vintage-chic. Meglio optare per una calzatura con la punta, piuttosto che un modello arrotondato, se si vuole dare un’impronta slim e slanciata alla figura.
La nuova vita del modello ‘flared’
I pantaloni bootcut, e in particolare i jeans, sono strettamente imparentati con i modelli a zampa di elefante che hanno caratterizzato gli anni ’70, ovvero i cosiddetti ‘flared jeans’. La principale differenza tra questi modelli sta nell’ampiezza della parte svasata, che nei modelli a zampa è molto più ampia, a campana. Ma il ritorno dei modelli svasati vede anche una fusione tra i due modelli: alcuni jeans e pantaloni di questo autunno inverno incrociano le due ampiezze, presentandosi più larghi di un bootcut, ma più stretti di una zampa in stile Seventies. Un flared ‘leggero’, potremmo definirlo. In questo caso la lunghezza arriva a toccare la calzatura, e ben si addice anche a scarpe con la punta arrotondata, magari stringate, o semplicemente delle sneakers.
Quando parliamo di pantaloni svasati non intendiamo solo modelli in jeans: perfetti per questo taglio sono anche i capi in cady, in cotone, in velluto, a costine e non. Sì, perché non si tratta di modelli esclusivamente adatti allo streetwear, ma perfetti anche nella loro versione più elegante e formale. In generale sono modelli di pantalone che si possono portare in ogni situazione, se adeguatamente abbinati. Fra l’altro, sono perfetti sia con top o bluse portate dentro i pantaloni (specialmente se la vita è medio-alta, magari leggermente elasticizzata) sia con maglie, cardigan e pullover lunghi, perché l’ampiezza del pantalone sul polpaccio bilancia perfettamente la parte superiore del corpo.
Un’accortezza è tuttavia necessaria: il fit dev’essere perfetto. Questi modelli di jeans o pantalone si adeguano ad ogni tipo di fisicità, a patto che siano rispettate le misure: non è questione di taglia, ma di come cadono. Evitate modelli troppo stretti in vita, ma anche (anzi, soprattutto) quelli molto ‘comodi’, ampi, perché in entrambi i casi si renderebbe vano il ‘gioco’ della silhouette garantito dal modello svasato.