Autenticità e bellezza senza filtri: come sopravvivere nella giungla dei social secondo Aurora Ramazzotti


Oggigiorno i social sono parte integrante della quotidianità: sono utili per interagire con nuove e vecchie amicizie, come strumento professionale, ma, al tempo stesso, se utilizzati in modo improprio, possono essere molto dannosi. Sono tante le insidie del mondo virtuale e, in molti casi, i giovani non si rendono conto di avere per le mani un’arma che, se non maneggiata con cura, può mettere a repentaglio il proprio benessere mentale e fisico. Tanti i malsani stereotipi legati alla bellezza che spingono a mettersi costantemente in discussione inseguendo modelli estetici irraggiungibili.

 

In rete, troppo spesso, l’apparire conta più dell’essere. I numeri parlano chiaro: stando a quanto emerso da un sondaggio online condotto da Edelman DXI in Germania, Italia, Portogallo e Francia, 6 giovani su 10 sono esposti a contenuti che propongono ideali di bellezza irrealistici e corpi perfetti. A pagare caro il prezzo dell’esposizione mediatica è stata Aurora Ramazzotti che, ormai da anni, è bersaglio degli haters le cui pesanti critiche l’hanno portata a vivere momenti di crisi nonché a soffrire di disturbi alimentari. Memore della sua esperienza personale, è sempre in prima linea per lanciare messaggi positivi di bellezza inclusiva.


Sopravvivere agli attacchi dei leoni da tastiera è però possibile. Come? “È necessario lavorare su sé stessi, è un percorso che si deve fare alla ricerca delle cose belle che non hanno nulla a che vedere con i social. Bisogna imparare a godersi la vita e ricordarsi che si vive qui e ora, fare dei respiri profondi, allenarsi, meditare… insomma fare tutte quelle cose concrete che ci fanno stare bene. Dobbiamo rimanere con i piedi per terra e tenere a mente che il virtuale, nonostante impatti sulla vita reale, non è tutto. Un commento negativo, una critica etc. sono davvero un attimo. Sono solo dei momenti, dei frammenti di vita e dobbiamo quindi saper dare il giusto peso alle cose e, soprattutto, cercare di cogliere quel che può essere costruttivo e non distruttivo altrimenti entriamo in un loop in cui tutto diventa un confronto, una gara e non è giusto”, ha affermato Aurora.

Tutti possono dare il buon esempio, soprattutto coloro che agli occhi dei follower sono dei veri e propri modelli di riferimento: “Sono lontana dall’idea di essere il modello di qualcuno, non riesco a riconoscerlo ma so che se ci si espone sui social e si hanno tanti follower è necessario essere coscienti e consapevoli di quello che si sta comunicando. Io di base li uso con leggerezza, per ridere e scherzare ma, da un po’ di anni, quando ci sono delle tematiche che magari non tutti affrontano, provo a trattarle con la massima spontaneità. Mi arrabbio però quando vedo persone con grande seguito – molto più del mio – che non si rendono conto delle responsabilità che hanno: spesso sono seguite da persone, giovani e non, che li prendono a modello e soffrono questo approccio ai social”, ha dichiarato Aurora Ramazzotti. La giovane, da poco divenuta anche mamma, è stata scelta come ambassador da Dove in rappresentanza della campagna di sensibilizzazione “Il costo della bellezza” lanciata in collaborazione con Cittadinanzattiva e Social Warning per introdurre nelle scuole primarie e secondarie un percorso formativo sull’uso consapevole dei social media. Per aderire alla  petizione, è possibile firmare sia online sul sito Change.org oppure nei diversi chioschi allestiti nelle principali piazze italiane.

 

“Per me è un vero onore poter far parte di questo progetto in quanto rispecchia perfettamente tante cose che, da anni, cerco di portare avanti. Chiaramente le parole sono importanti ma devono essere supportate dai fatti. A tale proposito l’intervento delle istituzioni, delle associazioni, degli esperti nel campo della psicologia e della salute etc. è veramente qualcosa di rinfrescante che ci fornisce la speranza che le cose in qualche modo possano cambiare: in realtà noi non dobbiamo cambiare il mondo o i social ma dobbiamo semplicemente essere pronti e avere gli strumenti per affrontarli. I genitori spesso non li conoscono, li ignorano e sono spaventati, ma non è giusto: questa paura va tradotta in un impegno a informarsi su quello che comporta l’utilizzo dei social”, ha rivelato la testimonial del progetto.

No more articles